Se guardi nel muro trovi l’orologio, aiuti gli sportelli ordinando i fazzoletti di stoffa, apri i cassetti e trovi uno scarafaggio che non si muove, è l’orologio.
La zingara e le ossa sotto il ripiano del telefono.
Se guardi nel muro trovi l’orologio, aiuti gli sportelli ordinando i fazzoletti di stoffa, apri i cassetti e trovi uno scarafaggio che non si muove, è l’orologio.
La zingara e le ossa sotto il ripiano del telefono.
Striscia il naso, corrono i denti nella gabbia, il tavolo bacia le sedie quando la musica canta nell’altra stanza, le ciglia escono dai tombini in cui cade l’acqua nelle giornate di pioggia.
Un martello rompe le parole perchè non hanno significato.
L’altalena è stata dipinta dai ragni. Mia madre mi vuole bene, sono seduto, imparo a tagliare una mela ma l’uomo delle pulizie ha staccato lo sportello della lavatrice.
L’altalena è dipinta dalle farfalle.
Divide l’alto dal basso e lascia solo il medio a giocare con i sassi e con i fiumi. Le montagne fanno fatica, le scarpe sono larghe se le fai colorare dalla nonna, cattiva, anziana, ricca di ripiani: nascosero poi lanciarono la moneta che non tornó mai tra le mani del comunista.
Il silenzio avviene di notte e fuori dall’atmosfera terrestre.
La torre è il posto più bello, lo squalo l’animale più bello, gli abeti che rifioriscono dopo un periodo brutto della vita crescono verso l’alto, come natura vuole.
Il letto vede la luce perchè il comodino è illuminante, se traballa prende il volo.
Il lenzuolo ha un topo nel letto o sopra l’armadio: l’uomo e la donna hanno serpenti? Se cadono prendono freddo nella mia collezione, la vasca è forse troppo piena per i suoi occhi.
L’inverno è il mese che preferisco da fratello.
Gioco a carte con Emiliano, giocavo a carte da solo, perchè sono due bambini e una bambina, cerco la carta più importante, quella dell’uva nel bosco, della lingua, che spalma sul giubbotto compensato levigato dai calli che si formano sui piedi quando si cammina troppo.
Domani è in un disco.
L’armadio è aperto come una tomba, sopra al lampadario c’è un essere buono, due. I baci della mia ragazza sono per lui, per la luce, per la primavera. La tomba, nel tronco del ramo delle pentole che cucinano pietra.
Alla dama si gioca anche da soli.
È l’associazione tra le pulsioni del water e le gengive che reggono i denti, perchè i pennarelli disegnano sul muro se il bambino è felice, quando piango guardo coprendomi il volto con le mani di quel bimbo felice, la lana avvolge il serpente del tabaccaio vicino al ponte.
Il sole è di Giulia, gli occhi del padre di mio padre, che prima di andare a pesca attacca i vermicelli, ancora vivi, all’amo.
Non ho il naso? O sono le scimmie nella gabbia del corridoio di teschi di tutte le razze. Se la corrente è staccata la caldaia è spenta, ma non credo faccia freddo, perchè è estate, tra i cespugli è solo estate.
Nella stanza il fuoco riflette una lancia, scoccata l’ora della bambina verso i capelli bianchi di chi legge i libri.
Quella notte è morto un tentacolo, tagliato dal vento di una televisione col segnale disturbato, era la Rai dei piedi nudi.
Il corridoio dei denti ragno è la punizione degli dei buoni, mi piace essere punito. La matita è del portachiavi a forma di scarpa, attaccato dietro alla porta della cucina.
La luce al neon e le foto di donne nude sono nascoste sotto all’armadio, allungo le braccia per prenderle e taglio il pelo della coperta, strozzo la bambolina di porcellana nel bagno.
Ha il senso del frigo incastrato nel forno, il marmo non è legno, la quiete è rotta da qualcuno che ha usato una fionda, non è una strada, non è una corda, non è la luce del tramonto mentre mangiamo.
I vicini lanciano i gusci per distrarre la mia famiglia.
La fontana è ghiacciata, non abbiamo gli stivali e abbiamo paura ma camminiamo e andiamo avanti sulla strada verde che finisce.